Chegg fa causa a Google per i riepiloghi dell’intelligenza artificiale, citando la concorrenza sleale

La società di tecnologia educativa Chegg ha intentato una causa contro Google di Alphabet Inc., sostenendo che i riepiloghi di ricerca generati dall'intelligenza artificiale del colosso tecnologico stanno minando i creatori di contenuti originali e deviando il traffico dalle piattaforme educative. Presentata a Washington, DC, la causa sostiene che le panoramiche dell'intelligenza artificiale di Google , che forniscono risposte sintetizzate direttamente nella pagina di ricerca, riducono la necessità per gli utenti di visitare i siti Web di origine, erodendo così gli incentivi finanziari per gli editori a produrre contenuti di qualità.

Chegg, noto per offrire noleggio di libri di testo, assistenza per i compiti e servizi di tutoraggio, afferma che l'introduzione di questi riepiloghi basati sull'intelligenza artificiale ha portato a un calo significativo del traffico del suo sito web e della base di abbonati. La società afferma che le pratiche di Google cooptano effettivamente i contenuti degli editori senza un adeguato compenso, mantenendo gli utenti all'interno dell'ecosistema di Google e diminuendo la visibilità dei fornitori di contenuti originali.

In risposta a queste sfide, Chegg ha annunciato una revisione strategica, compresa la possibilità di vendere la società o di privatizzarla. Il CEO Nathan Schultz ha sottolineato la gravità della situazione, affermando che le panoramiche dell'intelligenza artificiale di Google hanno "influito negativamente sul nostro settore e sulla nostra attività". La società ha inoltre registrato un drammatico calo delle azioni, con le azioni crollate di oltre il 98% rispetto al picco del 2021, e ha intrapreso licenziamenti significativi, riducendo la propria forza lavoro del 21% negli ultimi mesi.

Google ha respinto le affermazioni di Chegg come infondate. Il portavoce Jose Castaneda ha affermato che le panoramiche AI ​​sono progettate per migliorare l'esperienza di ricerca e indirizzare gli utenti verso una gamma più ampia di fonti. Ha sottolineato che Google continua a inviare miliardi di clic ai siti Web ogni giorno, suggerendo che le funzionalità di intelligenza artificiale sono destinate a integrare, non a sostituire, i contenuti originali.

Questa causa segna uno sviluppo significativo nel dibattito in corso sul ruolo dell’intelligenza artificiale nell’aggregazione dei contenuti e sul suo impatto sui creatori di contenuti originali. Man mano che le tecnologie di intelligenza artificiale diventano sempre più integrate nei motori di ricerca, si stanno intensificando le preoccupazioni sui diritti di proprietà intellettuale e sull’equo compenso per i creatori di contenuti. L’esito di questa battaglia legale potrebbe costituire un precedente per il modo in cui i contenuti generati dall’intelligenza artificiale verranno gestiti in futuro, influenzando potenzialmente le normative e le pratiche commerciali nel settore dell’editoria digitale.

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